Bana 31 dicembre 2005

31 dicembre, ultimo giorno dell’anno. Sono eccitata: è la prima volta che festeggio il capodanno al caldo.

Ma la notte non è stata delle migliori.
Nella nostra stanza mancavano completamente le lenzuola, le federe e l’unica coperta disponibile non sembrava particolarmente pulita.
Abbiam dormito vestiti per evitare contatti con un sporco antico.
Nel bagno mancava l’acqua. Con la coda dell’occhio avevo notato un veloce movimento: nella nostra stanza c’era un topo. Incappucciata e ben riparata dagli abiti, ho cercato di farmi coraggio e dormire.

Di buonora andiamo al mercato di Bana. C’è molta gente, gente simpatica, curiosa. Da lontano si lasciano fotografare e filmare. Il problema è quando vogliamo ritrarli da vicino. Alcuni ci chiedono soldi altri stanno al gioco, anche perché siamo accompagnati da Pierre che là è molto conosciuto. Cercando di non farmi vedere, filmo quel che posso durante le passeggiate tra la gente.

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Assistiamo all’uccisione di un maiale, alla presentazione di frutta, verdura, spezie. I colori delle merci e dei vestiti delle persone dominano il mercato, lo rallegrano. Poco a poco la gente si accorge di noi, si abitua alla nostra presenza. Ma fotografare e filmare diventa più difficile. Verso le 10 del mattino torniamo verso Bafoussam. Stanchissimi programmiamo qualche momento di relax rigorosamente con doccia. La serata sarà tutta una sorpresa.

Come galline in fuga, verso sera usciamo a bere un aperitivo prima di iniziare il conto alla rovescia dei festeggiamenti per l’arrivo dell’anno nuovo: il 2006.
Come sempre siamo completamente all’oscuro di ciò che faremo durante la serata.

David non c’è. È a Yaounde. Con noi sono rimasti Alain e Pierre. Probabilmente festeggeremo con la famiglia di David. Ma poi ci rendiamo conto che il programma sarà diverso.
Marceline è al lavoro. Fa l’infermiera e oggi è di turno. Daniel sembra voglia lavorare fino a tardi. Ha una botteguccia accanto alla sua casa, dove vende pane, uova, bibite e non so cos’altro.

Con Pierre e Alain andiamo in città (la casa di Daniele un po’ fuori dal centro).
Ci accompagnano in un locale, una specie di birreria. C’è musica tradizionale, tanto ritmo. Per noi è già festa.

Prendiamo subito qualcosa da bere. Pierre ci chiede cosa vogliamo mangiare. Ci procurerà qualcosa che mangeremo in quello stesso locale, senza problemi. Il bello dei bar camerunesi è che si possono consumare pasti portati da fuori mentre si beve comodamente seduti. Per loro è normale.

Mangiamo dell’ottimo poisson brasée con baton de manioc (bastoncini di manioca) e plantain fritti.
Nel locale siamo gli unici bianchi. Impossibile non notarci. Infatti il cantante ci invita a danzare.
Credo si tratti di una danza locale. Tutti possono venir chiamati o invitati a danzare in cambio di un’offerta libera.

Mi faccio coraggio (in realtà avevo voglia di ballare) e mi butto. È divertente e credo che mi riesca anche benino. Tutti mi applaudono, penso più per il mio coraggio e la per stranezza di vedere una bianca che prova a cimentarsi su di un terreno in cui loro sono indiscutibilmente più bravi, che per la bravura della mia performance.

La serata continua allegra. Ballo ancora e filmo il più possibile. La diffidenza nei confronti della videocamera passa non appena le persone intorno a noi si abituano alla nostra presenza.
Allo scoccare della mezzanotte tutti ci scambiamo gli auguri e anche i più tranquilli iniziano a ballare al ritmo di musiche tradizionali.

Sul palco ora c’è una signora imponente, dalla faccia fiera ma simpatica. Mi invita a ballare sul palco e mi chiede cose che non comprendo. Cerco di fare del mio meglio. Sento che tutti mi accettano come una di loro.

Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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