Youndé – Ambam 10 gennaio 2006

A Yaoundé conosciamo Matteo. Con lui andremo al sud dove, grazie ai Fonds Europeen de Développement dell’Unione Europea, segue i malati di aids: aids e Camerun purtroppo vanno a braccetto laggiù, alla frontiera.

Piove e ha piovuto tutta la notte. La luce e la temperatura dell’aria mi ricordano i miei settembre veneziani, prima dell’inizio della scuola. È una sensazione piacevole.
Partiamo alle 10 con Matteo. Meta: Ambam, nel Cameroun del sud.

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Matteo e i nostri compagni di viaggio

 

Matteo è un ragazzo italiano che presta aiuti umanitari nel sud del Camerun. Lo abbiamo conosciuto per caso a Yaoundé. Con lui andremo ad Ambam, dove lavora.

Man mano che ci si allontana da Yaoundé la vegetazione cambia, si fa più fitta e lussureggiante.
Arriviamo a Ebolowa all’ora di pranzo. Mangiamo pesce, porcospino, coccodrillo e manioca, un’autentica esperienza.
Riprendiamo il viaggio. Lungo la strada qualche tappa tecnica (pipì, acqua, spuntini) ci porta ad apprendere che anche la vipera, un serpentone violaceo lungo circa un metro e mezzo e cicciotto, qui è cibo commestibile.
In macchina con noi c’è Daniel, un francese di Parigi molto simpatico.
Intorno alle 4 arriviamo ad Ambam.

Matteo ci mostra la sua casa che è anche il luogo il suo quartier generale.
Scarica la merce che si è portato da Yaoundé e poi cerchiamo un albergo per noi.

Liberati dalla zavorra dei bagagli, ci porta a 20 km a sud di Ambam, a visitare i luoghi in cui opera direttamente con la gente.
Matteo qui segue agricoltura e malati di AIDS.

Incontriamo un signore anziano, un po’ timido, che gestisce una pressa per la spremitura della canna da zucchero, il cui succo viene fatto fermentare insieme ad un legno amaro, e poi trasformato in una specie di liquore.

Matteo ci racconta che l’intervento dell’Europa che ha messo a disposizioni dei Fonds Europeen de Développement (FED), è stato prezioso perché le donne, prima dell’arrivo della pressa, estraevano il succo della canna da zucchero con una pressa rudimentale di legno.
Il lavoro era faticosissimo, ci racconta una signora. Ci mostra come si svolgeva e ci dice che a fine giornata i polsi e le mani erano pieni di bolle e doloranti. Anche la schiena ne risentiva in modo quasi devastante, tanto che le ore di riposo si trasformavano in nottate di veglia a causa del dolore.
La pressa di Matteo ha migliorato moltissimo la situazione, incrementando notevolmente la produzione.

Mentre noi chiacchieriamo, giunge un’altra signora con un carico di canna da zucchero. La sua auto è talmente piena che ne rimane quasi schiacciata sotto l’enorme peso.
Vede Matteo e gli racconta che la pressa non funziona bene e che deve cambiarla.
Il problema è che le due bobine, attraverso cui passano le canne da zucchero, sono larghe e non riescono a spremere tutto il succo.
Si lamenta in modo plateale.
Matteo le dice di andare nel paese vicino dove la pressa funziona e di risolvere il problema facendo fare alla canna da zucchero due passaggi anziché uno. Lei non ci sente. Vuole che la macchina venga cambiata.
Giovanni e David iniziano una discussione su questo punto che continuerà a lungo.

Partiamo alla volta del villaggio vicino dove, ci racconta Matteo, molti sono i malati di AIDS.
Laggiù ci mostra la macchina che la UE ha donato loro grazie ai FED per la preparazione dei bastoni di manioca. Questa funziona bene.

Matteo chiede ai ragazzi del villaggio se sono a posto coi preservativi. Loro dicono che li hanno consumati tutti. Lui ride e dice: “ragazzi ma quanto vi date da fare? Ve ne avevo mandato uno scatolone!”

Il problema dell’AIDS qui è gravissimo, ci racconta Matteo, e lui sta cercando di abituare i locali all’uso dei preservativi. Pare riuscirci.
Siamo all’incrocio tra 3 frontiere: Cameroun, Guinea Equatoriale e Gabon. Le ragazze che qui vengono a prostituirsi per guadagnare qualche soldo, sono moltissime e i clienti non mancano. Vengono dalla Guinea, dal Gabon, molte sono del Camerun.
Questa è una zona di frontiera e di disordine e più che mai il problema dell’AIDS si fa sentire.

Nel villaggio ci sono moltissimi bambini. Giovanni scatta qualche foto e come al solito si diverte a mostrare i risultati sul display della reflex. I bambini guardano, poi urlano di sorpresa e di divertimento e ci chiedono di farne altre e altre ancora. È fantastico e io mi diverto un mondo a filmarli.

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Tutti in posa per poi vedere la foto <3

L’ultima tappa della giornata è Kioussì, una cittadina subito prima della frontiera.
Kioussì il paese di Sunde, che qui fa il medico e grazie alle sue analisi verifica il tipo di malattie contratte dai locali.
Solitamente vengono curati con grande trascuratezza – ci racconta Sunde – e sempre per le stesse malattie: malaria o vermi.
Sunde invece no. È un medico serio, lui, e cerca per i suoi pazienti le cure più giuste. Ma lui è raro.
Matteo lo ha aiutato a impiantare un piccolo studio di analisi. Manca la luce, ma tutto ciò deve funzionare funziona.

Sono quasi le 7 di sera e facciamo ritorno a casa di Matteo che ci offre un aperitivo, e poi ci accompagna a cena in paese, quindi in discoteca e infine a letto.

Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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