Canberra 18 gennaio 2014

Canberra è una città che ha avuto la disgrazia di esser stata costruita a tavolino. Forse, è proprio per questo che è stata definita “una città senz’anima”, “un luogo la cui vista migliore è quella che se ne ha dal lunotto di un’auto in partenza”.

“A place whose best view comes
from the back of a leaving car”

Canberra è il risultato di un compromesso: quello che risolveva la diatriba tra Melbourne e Sydney su quale delle due città dovesse diventare capitale.
Il contenzioso fu superato dalla decisione di costruire una città completamente nuova, geograficamente a metà tra le due, ma in un distretto autonomo, quello che oggi è noto col nome di Australian Capital Territory (ACT).

Canberra sorge nei territori che appartengono ai Ngunnawal, aborigeni che vivono in queste zone da almeno 20.000 anni.
Prove della loro antichissima presenza sono le testimonianze di rock art del Tidbinbilla Nature Reserve e del Namadgi National Park, distanti circa 50 Km dalla capitale.
Ma di loro, dei figli di questa straordinaria popolazione, in giro, non se ne vede traccia.
L’unica cosa che vedo e quindi so è che la casa che ci ospita si trova in un sobborgo nel distretto di Gungahlin a nord di Canberra che si chiama appunto Ngunnawal.

I Ngunnawal vennero decimati dall’arrivo dei “whitefella”, gli europei, che, quando non li uccidevano col fucile, lo facevano introducendo malattie da cui non potevano difendersi, come vaiolo e morbillo, o animali che in breve tempo ne danneggiarono le piante e ne inquinarono le acque.
Eppure i Nguannawal sono sempre rimasti in queste zone. Pare, anzi, che di recente si siano resi più visibili nella comunità sviluppando attività di business a livello sia locale sia nazionale.

Canberra ospita una delle università “top 20” al mondo, la Australian National University, e nonostante Sydney sia meta più attraente di Canberra, resta pur sempre la capitale dell’Australia, con tenore e qualità di vita ottimi, una bella e lunghissima passeggiata attorno al lago artificiale (che non me lo ricorderò mai, ma si chiama Lake Burley Griffin) e tutt’intorno una natura straordinaria dominata da meravigliosi, profumati e sensualissimi eucalipti.

Resta però la desolazione di un non luogo strappato al deserto australiano e trasformato in grossa, anzi grossissima città.
Ma che ci azzeccano le giacche e le cravatte?
E dove sono gli abitanti veri di questa terra dimenticata e lontana?
Ah, se non ci fossero gli uccellini, col loro vociare, allegro, buffo, vivace!

Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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