Loum 3 gennaio 2006

Sono circa le 6 del mattino e fuori è ancora buio.
Alle 6.30 ci incamminiamo per andare a prendere il camion che ci porterà nel campo di Paul. È un veicolo vecchissimo ma robusto. Sopra sono assiepate almeno 20 persone. Io e Giovanni montiamo davanti, una cortesia nei nostri confronti.
La strada è bellissima, benché polverosa. Stiamo entrando nella foresta nera.

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Giovanni e Paul nella foresta

 

Il campo di Paul è di circa 4 ettari. È molto diverso da quel che mi aspettavo. È una porzione di foresta ripulita dagli arbusti e dalle piante parassite e coltivata a banane, plantain, agrumi, noci di cocco, cacaocola, tuberi vari.

Paul ci mostra come avviene la raccolta di plantain e banane. La pianta delle banane viene abbattuta, ne viene tagliato via il frutto e al suo posto ne viene piantata un’altra. Mentre camminiamo l’umidità è altissima.

Dobbiamo fare attenzione a zanzare e formiche. Lungo il percorso Paul raccoglie le noci di cola cadute dagli alberi e gli agrumi maturi: pompelmi, arance, limoni.
Ci mostra le sue piante di ananas. Ci vuole un anno perché arrivino a maturazione e producano il frutto. un frutto enorme, pesante, che viene tagliato e rimpiazzato da una nuova pianta. Con noi c’è anche Francois detto “Cacao”, un giovane sui 25/30 anni che possiede un appezzamento di terreno ancor più grande di quello di Paul, un’eredità.

Ci porta sul suo campo. Sembra conoscere perfettamente la foresta intorno, anche quella non coltivata. Ci fa vedere appezzamenti di foresta non ancora coltivati, un intrico di piante, alberi e liane. Tutt’intorno sentiamo il gracchiare schioccante delle rane e il canto degli uccellini. Sembra di essere dentro ad un libro di Kipling.

Francois ci accompagna a vedere come si raccolgono i frutti per fare l’olio di palma, usato come materia prima in molti prodotti alimentari, ad esempio la Nutella. Con uno strumento simile ad una cinghia, fatto di bambù e cortecce di palma intrecciata, Cacao si arrampica su per il tronco delle palme e con il machete stacca un ceppo pesante di frutti rossi e gialli.

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Francois “Cacao” mentre sale su una palma e ne recupera i frutti da cui ricaverà l’olio di palma

Abbiamo dimenticato le nostre bottiglie d’acqua e non abbiamo ancora fatto colazione. Ora col sole alto e l’umidità della foresta, siamo assetati e molto deboli. A me sembra quasi di svenire. Francois vuol farci bere.

Dal suo capanno prende 2 lunghi bastoni di legno di bambù africano che hanno un uncino legato ad una delle estremità. Ci arrampichiamo su per un pezzo di foresta abbastanza ripido in cerca di una palma da cocco dai frutti maturi.

Con un po’ di fatica, Francois trova il cocco, lo tira giù da una palma altissima aiutandosi con i bastoni uncinati, ne toglie la scorza esterna e una delle due calotte con il machete e ce ne offre il latte. Buonissimo.
Finito il latte ci offre la polpa. Anche se il frutto non è maturo, la polpa è buonissima. Siamo pieni di meraviglia e soddisfatti.

Francois è orgoglioso della sua terra, ne parla con commozione. Vorrebbe fare le cose in grande: coltivare ma anche allevare pollame e pesci. Sta cercando finanziamenti. Ci vuol mostrare come avviene la lavorazione dei frutti dell’albero di palma da cui si ricava l’olio.

Arriviamo in una radura accanto ad un corso d’acqua. Lì ci mostra i vari passaggi della lavorazione.
Prima si fanno bollire i frutti in una grande cisterna. Poi i frutti vengono schiacciati con i piedi in modo da spremerne il succo. La poltiglia così ottenuta viene poi messa in una vasca piena d’acqua in modo da separare l’olio ottenuto dalla bollitura e spremitura con più facilità. L’olio, di un colore giallo bonzo intensissimo, viene poi fatto nuovamente bollire e filtrare.

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Estrazione dell’olio di palma dai frutti

Torniamo alla capanna dei contadini, costruita all’inizio del sentiero che porta ai campi. Siamo stanchissimi e assetati. Ci offrono da bere e ci fanno mangiare della canna da zucchero.

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Giovanni, Cacao ed io

 

Il ritorno è altrettanto avventuroso. Saliamo su un camion carico di gente e di sacchi. Ci sediamo lungo i bordi e partiamo, come fossimo anche noi contadini al ritorno dai campi. Immersi nella polvere, ci divertiamo un mondo, facendo attenzione a non cadere. A casa ci aspettano Ester e i bambini per il pranzo.
Ancora un po’ di foto e qualche video e poi il ritorno a Bafoussam.

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Di ritorno dalla foresta di Loum

 

Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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