Litchfield National Park, Northern Territory 12 febbraio 2014

Sono circa le 4 del mattino e un inquietante ululato ci sveglia improvvisamente.

Il caldo della sera prima ci aveva costretti a dormire con finestrini e portellone aperti.
Ma ora no, non era più possibile.
Chiudiamo velocemente porte e finestre, mentre l’orrore di quelle inquietanti voci animali, così minacciose, così presenti, così vicine, ci impietrisce.
Gli ululati, a pochi metri da noi, sembrano sirene d’allarme.
La luna, sopra di noi, così piena, è lì per loro, per i loro canti, i loro lamenti, i loro rituali.

Saranno 4 o 5 i cani selvatici che sentiamo ululare. Non riusciamo a vederli. Ma sono intorno a noi, vicinissimi.
Uno, probabilmente il capo branco, è insistente nel suo lamento, acuto, sinistro, molto vicino al nostro camper.
Gli altri lo seguono, a poca distanza, con ululati via via più lontani, ma non meno insistenti.

Ci troviamo presso le Florence Falls, all’interno del Litchfield Natural Park, in un campeggio per veicoli 2WD a circa 2 ore da Darwin.
Il posto è magico, in mezzo alla foresta monsonica, tra uccelli, rane gracchianti e… ululati. Solo altri due camper oltre al nostro piccolo chubby, abitano queste zone così selvagge.

Sentiamo i cani avvicinarsi sempre di più. E sempre di più in noi, che ridacchiamo inebetiti, sale una prepotente preoccupazione.
Portellone e finestrini sono chiusi. Il caldo è soffocante nel piccolo van. Ci manca l’aria e io e Giovanni proviamo a scherzare per distrarci.
Ma che saranno? Lupi? Cani selvatici? Lupi mannari?
L’ululato è terrifico, minaccioso. Prende la pancia e ne rovescia le viscere.
Se non fosse che non credo affatto che gli animali attacchino l’uomo senza alcun motivo, contrariamente a ciò che facciamo noi umani con gli animali, sarei davvero molto preoccupata.

“Il lupo risveglia qualcosa nei recessi più profondi di una parte a lungo dimenticata della nostra anima, dove sopravvive un noi più antico…”

Mark Rowlands
Lupo

Il lupo, l’animale più socialmente simile a noi

Sì, perché l’ululato di un lupo sembra risvegliare qualcosa di ancestrale in noi. Ma perché? Forse perché è l’animale più socialmente simile a noi e l’unico, vero avversario che fu capace di tenerci testa nella sua lotta per la sopravvivenza?
Non lo so. So che in un baleno ripenso a tutti i racconti che ho letto su lupi e lupi mannari, realizzando quanto poco io sappia di questi animali tanto affascinanti quanto misteriosi.

Oddio. All’improvviso la mia mente, come una scimmia che ama saltare da un ramo all’altro, mi riporta alla realtà. Realizzo che non ho chiuso i finestrini della cabina di guida.

Le urla di quegli animali là fuori insistono, angoscianti. Una splatter story alla Dylan Dog in confronto è una favoletta per bambini.
Intanto una luce dai camper dei nostri vicini si accende illuminando la notte nerissima.
Immaginiamo siano terrorizzati quanto noi.
Pensiamo che gli animali là fuori forse sono abituati a frequentare questi luoghi, per via del cibo che possono trovare tra i rifiuti dell’accampamento.
Ricordo che a Pasadena i coyote si avventuravano fin dentro ai recinti delle case per cercare qualche avanzo di cibo nei bidoni della spazzatura.

Finalmente la voce forte e profonda del capo branco, vicinissima al nostro camper, cessa di ululare per riprendere, forte e vigorosa, ma molto più lontana, qualche minuto più tardi.

Non so cos’abbia fatto allontanare quel cane selvatico così minacciosamente vicino a noi.
So solo che questa è stata una delle notti più emozionanti e al cardipalmo della nostra vita.

Il giorno appresso, scopriamo dai nostri vicini – che pare non abbiano vissuto il terrore che abbiamo vissuto noi – che si trattava di dingo, cani selvatici molto diffusi in queste zone.
Secondo loro non sono particolarmente pericolosi per un adulto, mentre possono esserlo per un bambino.

“If you walk, he walks.
If you stop, he stops.
If you fall down, he gets you.”

Un simpatico austriaco australiano al Lichtfield National Park

Uno di loro, un simpatico austriaco di Innsbruck trasferitosi in Australia ormai una vita fa, ci racconta che quando lavorava alle cave di Ayers Rock era frequente incontrarne, nel deserto, anche durante il giorno.
A lui era capitato talmente tante volte che non le contava più e conosceva così bene il comportamento dei dingo australiani in presenza di un uomo che nel descriverlo, il racconto era diventato ormai una specie di gag:

“Se tu cammini, lui ti segue.
Se ti fermi, lui si ferma.
Se tu cadi, lui ti agguanta.”

Proprio come Due calzini di “Balla coi Lupi” :)

Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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