Douala, 20 dicembre 2005

Siamo partiti da Bologna una fredda, umida mattina di fine dicembre. Ci siam risvegliati, il mattino dopo, in Africa, a Douala, Camerun, in un albergo fatiscente, dalle pareti variegate a infiorescenze umide e marron, un letto con le molle sfondate e un caldo bagnaticcio che toglie il fiato. Il mio primo approccio con l’Africa nera è all’insegna dei “mixed feelings”. Ma è troppo presto per dire qualunque cosa. Non mi riesce difficile sospendere il giudizio.

“I bianchi cercano in tutti i modi di proteggersi dall’ignoto e dagli assalti del fato; l’indigeno, invece, considera il destino un amico, perché è nelle sue mani da sempre; per lui è la sua casa, l’oscurità familiare della capanna, il solco profondo delle sue radici.”

Karen Blixen, La mia Africa

 

Douala è la “capitale” commerciale del Camerun.
Il suo porto e le sue strade brulicano di genti e merci in un gran viavai non troppo diverso da quello di ogni città portuale.
Da qui partono le petroliere cariche di petrolio destinato ai mercati americano e francese.
Francia e Stati Uniti, con la complicità del presidente camerunese Paul Biya, controllano il paese per poterne sfruttare le preziose risorse e lo tengono in scacco.
In Camerun vige una sorta di dittatura politica e commerciale gestita da Biya che, più che uno statista, è una marionetta in mano ai “potenti”.
Immagini di lui, sempre giovane e in gran forma (oggi Paul Biya ha superato i 7o anni), campeggiano ovunque nel paese, all’insegna di un culto della personalità che ha lo scopo di far passare i bollenti spiriti a chi opterebbe per la libertà e il cambiamento, in ciò supportato da militari corrotti e ben attenti a non far superare la soglia di guardia.
Paul Biya è ovunque: nelle reception degli alberghi, sui muri delle case, nei loro salotti, sui vestiti coloratissimi della gente, sulle loro t-shirt.
E da lì ti osserva, ti controlla, ti dissuade.

Il Camerun è ricchissimo di petrolio così come lo è il Ciad che, non avendo accesso al mare, convoglia a Douala il suo prezioso tesoro.
Ma da Douala partono anche merci più “sane” ed esotiche, come il caffè e il cacao, di cui è ricchissimo il Littoral, regione circostante di cui Douala è capoluogo e che visiteremo tra qualche giorno, ospiti del fratello maggiore di David.

Giovanni ed io non vediamo l’ora di uscire dalla nostra stanza.
David, il nostro caro amico e nostra guida in questa avventura camerunese, ci aspetta per accompagnarci dalla sorella più grande che vive qui a Douala, dai cuginetti, dai nipotini, insomma, dalla sua famiglia. Scopriremo molto presto quanto sia numerosa.

Fuori dall’albergo, alla luce vivida del sole, dominano i contrasti: del rosso-arancio della terra africana, dei ruggine dei tetti in lamiera delle case, dei blu delle porte di ferro dei negozi, dei variopinti vestiti delle donne, di tutte le sfumature di nero dei volti delle persone.

spagnoletti

Quell’irresistibile sapore esotico

Qui a Douala sembran tutti molto rilassati.
Dall’altra parte della strada due donne chiacchierano, mentre una intreccia i capelli all’altra.
I passanti mi guardano e leggo nei loro volti un misto di curiosità, diffidenza, divertimento. Credo sia per via del mio pallore e dei capelli, biondi e ricci.
Una ragazzina, dallo sguardo circospetto, mi osserva mentre la fotografo. Non credo gradisca, ma porta in testa una pesante, colorata cesta di verdura e la scena che mi regala ha per me un irresistibile sapore esotico.
Una piccola ma fornitissima merceria esibisce spagnoletti e stoffe d’ogni colore.
L’aria sa di polvere, zucchero, frittelle, galline, arachidi e n’dolè, il piatto di verdure cotte con spezie, arachidi e pezzettini di carne che ieri sera abbiam gustato a cena.

treccine-bigger

Negli occhi dei bambini

Facciamo visita alla sorella di David che in questo periodo ospita molti bambini.
È così che funziona in Camerun: le famiglie, solitamente numerose, si sostengono le une le altre accogliendo genitori anziani e nipoti e aiutandosi come possono, in un allegro e movimentato incontro di generazioni che si trovano a vivere in una sorta di comunità allargata e distribuita dappertutto nel paese. David, ad esempio, è cresciuto a Bafoussam con lo zio Daniel, mentre i suoi genitori vivevano in città diverse.
Oggi il padre vive a Loum, nella Provincia del Littoral, a nord di Douala, mentre la madre, Hélène, si divide tra Bafoussam e Yaounde, la capitale politica del Camerun.
Incontriamo la sorella di David e i ragazzi al negozio di lei. In faccia le si legge l’emozione di rivedere il fratello dopo tanto tempo. Ci offre dell’acqua e dei dolcetti e si mette in disparte, lasciando spazio ai bimbi affinché ci conoscano.
I bambini sono straordinari. Nei loro occhi ti ci specchi e dei loro sorrisi ti riempi il cuore. Ci accolgono come se ci stessero aspettando, con l’entusiasmo e la curiosità tipica dei cuccioli. Ci vengono incontro e in un attimo è festa.

bimbi

Domani, di buon mattino, partiremo alla volta di Bafoussam, nel Camerun orientale.
Andremo a conoscere i luoghi dov’è cresciuto David.

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Author Silvia Pittarello

Viaggiare è una palestra dove allenarsi alla tolleranza, all'umiltà, alla gestione del tempo. Viaggio più che posso e quando mi fermo scrivo, per raccontare viaggi, storie di impresa, di cultura e di scienza e organizzare e veicolare contenuti per interfacce web e mobile, come fa un bravo content specialist col pallino per il copywriting e lo storytelling.

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